Cristina e la scuola inglese - GSO

Cristina e la scuola inglese

Cristina è proprio una bella persona. Studia con il massimo del profitto. La media scolastica è tra il nove e il nove e mezzo. Quest’anno poi, grazie alla sua prof di Italiano, è arrivata prima, ex aequo con altri tre giovani, ad un concorso nazionale di scrittura con più di millequattrocento studenti provenienti da tutta l’Italia.
Sembra che madre natura si sia particolarmente concentrata con lei per offrirle un sacco di risorse personali.
Cristina è comunque una ragazza della sua età. Vive tutti i suoi diciassette anni con le inquietudini della giovinezza. Il mondo adulto è sempre sopraffatto dalla sua positività.

Gli insegnanti del liceo pretendono tanto da lei. Forse anche un po’ troppo. Le relazioni umane a volte sono sacrificate a favore di un apprendimento approfondito, meticoloso, perfino ossessivo. Lo studio è tutto, questo è quanto Cristina percepisce dai suoi insegnanti.
C’è molta irrequietezza a causa del livello delle prestazioni che le è richiesto. A volte non ce la fa proprio a sostenere tali aspettative. Vive con ansia spasmodica l’idea che un insuccesso scolastico in una verifica possa minare la fiducia che i prof hanno di lei.
Matura l’idea che per perfezionare la lingua sia necessario l’anno all’estero. Sceglie l’Inghilterra come paese e Londra come città per trascorrere il suo terzo anno scolastico. La scuola è buona, una normale scuola di stampo anglosassone.

Una cosa, però, lei nota in modo completamente diverso dal sistema scolastico italiano: non c’è ansia o fatica nell’apprendimento, ma anzi un senso di gioia e di sollievo.

A scuola si va per imparare e lì, a Londra, sembra anche per stare bene. Non è quell’inferno quotidiano che i prof in Italia la costringevano a vivere con l’ansia delle verifiche, dei compiti, dei voti, delle valutazioni degli scrutini di fine quadrimestre, del rischio di una bocciatura o di debiti assegnati a causa delle materie insufficienti.
Lì il sistema scolastico è orientato al benessere dello studente. Tutti i prof sono interessati alla qualità della vita scolastica dello studente, insieme al monitoraggio costante degli apprendimenti e dello sviluppo dei programmi scolastici.
Quando Cristina termina la scuola, si pone una domanda importante: perché tornare in Italia se in Inghilterra potrei finire la scuola un anno prima e vivere più serenamente?

La rivedo a Ottobre, dopo un paio di mesi dall’avvio dell’anno scolastico, nel suo liceo italiano, per farmi raccontare l’esperienza londinese.
Si sfoga per la situazione scolastica attuale, raccontando che sta soffrendo parecchio il cambio di scuola. È quasi pentita di essere ritornata in Italia. Le chiedo allora cos’è che l’avesse convinta a ritornare in un sistema scolastico per lei stressante.
Mi risponde con candore, ma anche con risoluta fermezza, che ritiene la scuola anglosassone da lei sperimentata (Advantage Level – A level), sicuramente più coinvolgente nello studio, ma probabilmente le discipline scolastiche sono meno approfondite rispetto al sistema italiano. In Italia, quindi, si studia di più. Per lei tornare in Italia significava perciò migliorare la sua preparazione di base. Il rischio di ritrovarsi in una situazione di stress emotivo non la scoraggiava.

Da diversi anni il sistema anglosassone ha eliminato le bocciature. Si lavora sul ri-orientamento del ragazzo di fronte all’insuccesso scolastico. Tutti risultano promossi, ma vengono avviati verso scuole e discipline più confacenti alle caratteristiche della persona in apprendimento.
In qualche misura, lo studente elabora un suo piano di studi che tiene conto della sua indole, delle sue attitudini e anche del successo o insuccesso scolastico. La scuola ha come obiettivo il favorire la futura scelta lavorativa e offre sempre la possibilità di rientrare da un sistema scolastico liceale a uno più professionale, sia quando lo studente nel corso del suo sviluppo dovesse cambiare idea, sia quando dovesse mutare il livello delle prestazioni scolastiche.

Nella scuola che lavora per il bene dello studente spostare il focus dalla valutazione sulle prestazioni dello studente, alle valutazioni sul percorso scolastico più adeguato alle caratteristiche dello studente, è una rivoluzione copernicana.
Passare da un sistema concentrato sull’organizzazione scolastica, degli organici, in particolare, ad un sistema concentrato sulle scelte dello studente significa riformulare buona parte delle priorità su cui la scuola dovrebbe lavorare.

Scuola del futuro, scuola del domani o scuola dei sogni?
Io spero fermamente nella Scuola Internazionale dei Talenti che emerga da questa opera, che sappia generare nuovi orizzonti di scelte strategiche a cominciare dal livello politico nazionale.
Sì, credo che sia questo il livello da cui partire in attesa che Stato, Regioni ed Enti locali definiscano meglio tra di loro i compiti istituzionali di collaborazione.

Riassumendo, potremmo dire che l’esperienza di Cristina ci insegna che la scuola italiana si può difendere molto bene come preparazione culturale nel panorama internazionale. Ha solo bisogno di prendere consapevolezza dei suoi mezzi, favorendo il contesto di apprendimento in un clima di orientamento alle scelte più che di giudizio. Montessori docet.
Ambiente sereno, crescita personale armoniosa, comunità di educatori attenti alla persona, dirigenti scolastici preparati sono il mix vincente per una scuola veramente a misura di persona.

Giordano Casonato

Direttore di GSO